Riceviamo da Cobas-Ataf:
COUNTDOWN
Ci dicevano che il gestore privato avrebbe riorganizzato Ataf-Gestioni per migliorare l’efficienza e offrire un servizio migliore.
Pensavano che per far questo, avrebbero presentato un piano industriale, la cui parola d’obbligo fosse “risanamento”.
Invece niente di tutto questo.
Ci sono state mostrate 2 diapositive con dentro due numeri e una parola: 59 autisti e 135 indiretti in ESUBERO. Cifre queste, prese dai Sindacalisti di professione per “oro colato” senza verificare o almeno capirne i criteri. Ma da quelle diapositive era chiaro solo il vero progetto aziendale, il PROFITTO
Ataf per loro non è l’azienda che per 76 anni ha fatto trasporto e storia in città, è una scatola vuota, senza significato, da far sparire tranquillamente. Ciò che a loro interessa è accaparrarsi il buono per poi, nei prossimi 6/7 mesi (massimo fine anno), passarci a Cap e Busitalia alle loro normative.
Gli altri, gli “avanzi” e gli “scarti” (impiegati, operai e inidonei) resteranno in attesa di un miracolo salvifico o di una eliminazione definitiva.
Non è servito a nulla offrire la nostra disponibilità a “rimetter in gioco tutte le carte” per garantire a TUTTI un posto di lavoro e un futuro.
Non contenti, ormai che c’erano, hanno chiesto e ottenuto con la consueta condiscendenza sindacale, anche il “rimborso” degli incentivi all’esodo a spese nostre (1,2 milioni €), che otterranno con una nuova “strizzatina” ai soliti autisti.
Un vero e proprio “SACCHEGGIO” già iniziato con la cessione del “Volainbus” e proseguito con il trasferimento forzato degli apprendisti per soddisfare le altre aziende del gruppo proprietario. Non ci è dato sapere come proseguirà, se non giorno per giorno, senza darci una visione di insieme. Non sappiamo niente, ma intanto i sindacati bravi firmano un accordo.
Con questo scenario, la sottoscrizione dell’accordo avrebbe significato l’accettazione di questo percorso di razzia facendoci divenire loro complici.
Adesso proveranno a screditarci e a illudersi di aver salvato gli apprendisti che, in realtà, se saranno assunti, sarà solo perché dopo aver lavorato tre anni a part-time, sottopagati e con le peggiori normative, accetteranno di trasferirsi in altre città e non certo grazie all’accordo firmato.
Il tempo purtroppo ci darà ragione. Basterà aspettare.